Spunto di riflessione sul "non ci riesco, sono fatto così"

La domanda di Piefranco:
Io e mia moglie abbiamo partecipato in parrocchia a una serata per genitori. Dopo la lezione dell’esperto, abbiamo commentato tra di noi e mi ha colpito molto che una mamma continuava a sostenere che secondo lei alla ?ne, nonostante tutti gli sforzi e le lezioni che noi adulti possiamo dare, quel che conta e si rivela decisivo è il carattere del figlio che è quello e così rimane. Quindi
se un bambino è timido gli si può perdonare che non dica grazie, se uno non riesce a stare fermo non si può pretendere che stia seduto nel banco, se uno è sensibile, non deve essere disturbato con certe difficoltà... Io ho detto che non ero d'accordo e che spesso tutto questo diventa una scusa per giustificare comportamenti maleducati di qualche bambino viziato.

La risposta della psicologa Renata Maderna:
Forse a quella mamma bisognerebbe dire che l’ineluttabilità del carattere a cui si riferiva in realtà non è un blocco monolitico. È vero che rimane un ?lo conduttore nelle vite di tutti. Infatti è possibile ritrovarne i tratti fondamentali anche molti anni dopo, quando il bambino che ricordavamo si è trasformato in un giovane adulto o in un uomo fatto. E vorrei dire menomale, visto che il piccolo generoso difficilmente si trasformerà nel vecchio taccagno e la bambina curiosa è probabile che non diventerà una donna spenta. Ma per fortuna molto può essere fatto per correggere i propri difetti e crescere da "uno che è fatto così” a una versione migliore di sé stessi. In questo i genitori possono fare molto, impegnandosi nell'educazione a cui, non a caso, i vescovi italiani guidati dal cardinale Bagnasco hanno dedicato gli orientamenti pastorali
per il decennio in corso. Educare vuol dire anche insegnare a un figlio che la timidezza non c'entra nulla con l'essere maleducato, a uno che non ama stare fermo che ci sono situazioni in cui si deve imparare a farlo e a uno sensibile che, proprio per questo motivo, deve tenere in conto le sensibilità degli altri. Compiti non facili che comportano una bella fatica, l'unica alternativa se
non vogliamo nasconderci anche noi genitori dietro un facile "non ci riesco...sono fatto così”.



Tratto da Famiglia Cristiana, numero 23, 2017

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